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Immagine del redattoreFabio Del Ben

(S)proloquio #21



Negli ultimi tempi si è diffusa una pratica particolare, in particolare su Facebook, che ha attratto la mia attenzione. Mi riferisco alle raccolte fondi indette nel giorno del proprio compleanno ove chi desidera può mandare il denaro che avrebbe speso per il regalo. Ciò che viene perso è proprio il regalo e la cosa non è affatto un dettaglio; generalmente infatti scegliere il regalo adeguato per un amico, partner, parente, non è affatto facile, implica un tempo speso a pensare ai gusti di quella persona, alle sue caratteristiche, agli eventuali desideri espressi ecc ecc. La raccolta fondi elimina completamente il carattere personale del regalo: è una scelta che richiede molto meno tempo, un click, un codice ed ecco che abbiamo assolto il nostro compito…e in più abbiamo anche la sensazione di aver fatto qualcosa di buono, di essere delle brave persone. In questo modo, però, tutto si riduce al mero spostamento impersonale di denaro da un conto ad un altro, qualcosa che potenzialmente avremmo potuto fare per chiunque.

Non è che forse questo modo di agire rappresenta una forma di mascheramento del fatto che non sappiamo più cosa regalare?

Inoltre non è neppure necessario che il festeggiato dica grazie, quasi che la bontà della raccolta fondi in sé non richiedesse alcuna altra forma di cortesia. E poi c’è un’altra caratteristica che del resto allontana il festeggiato da quel sentimento di passività imbarazzata talvolta provato: è lui a scegliere cosa farsi regalare, è lui a dirigere attivamente il gioco. Non c’è più attesa, non c’è più il rischio di una delusione, non c’è più incertezza…e non c’è più stupore, gioia, meraviglia.


Fabio Del Ben

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